Quando ero piccola tenevo un diario. Un diario vero, con il lucchetto e le pagine bianche da riempire di scritte, con l'ingenuità che l'infanzia si porta dentro. Per scrivere usavo la matita, perchè il rumore della grafite sulla carta mi inebriava.
Poi sono cresciuta, e mi sono avvicinata alla fotografia. Ora racconto così la normalità di tutti i giorni, attraverso immagini non sempre tecnicamente "giuste". Ma non presento solo la mia realtà, ne presento una, dieci, mille.

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Il mio progetto

Da qualche tempo sto raccogliendo su una bacheca di Pinterest (un social network, anzi un interest network, dove si condividono immagini e video) una serie di immagini che hanno come filo conduttore la vita quotidiana dei miei followers (termine preso in prestito da Twitter): ho richiesto loro di inserire fotografie scattare nei momenti privati, dalla colazione ad una gita nel fine-settimana, dalle loro stanze di casa ad una serata tra amici. Di diverso da Facebook c'è il concetto che queste persone si riuniscono nella mia bacheca non per un desiderio voyeristico, ma per condividere un interesse in comune, ovvero quello di rendermi partecipe delle loro situazioni più "banali", ma che attraverso la fotografia e il potente mezzo di diffusione qual è Internet, acquistano una loro dignità.

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venerdì 27 giugno 2014

#26 Gals on the beach


"Gals on the beach"

La fregatura è che tutti hanno avuto la stessa idea.. Si viaggia migliaia di miglia per poi guardare la tv e alloggiare in un posto che ha gli stessi comfort di casa nostra. Dovete chiedervi: tutto questo a che serve?
Questa frase è tratta dal film The Beach, diretto da Danny Boyle, con Leonardo di Caprio e Tilda Swinton. Lo consiglio? Sì, per quanto riguarda il tema della "comunità" così caro a Boyle; il regista vuole togliere ogni ipocrisia che caratterizza la società moderna e mostrare i pensieri più profondi dell'animo umano. Allontaniamoci dal concetto che tra il "bene" e il "male" ci sia una frattura, una dicotomia così profonda! Pensiamo a quanto dice Jung quando si riferisce all'Ombra: egli la considera come una componente strutturale ed ineliminabile, sia pur trasformabile, della personalità. In “L’Io e l’Inconscio” (1916-1928), il filosofo scrive che tale Ombra simboleggia “l’altro lato” nostro, “il fratello oscuro”, che talvolta invisibile, è inseparabile da noi e fa parte della nostra totalità. Sembrerebbe la nostra parte "negativa", ciò che ci condurrebbe al "male" se non fossimo pienamente consapevoli della sua presenza e non ne controllassimo l'agire. Lavorare sulla propria Ombra permetterebbe di avere una maggiore consapevolezza di sé, e ciò rende più umani e più autenticamente in relazione con gli altri. Dunque, è la consapevolezza di questo nostro lato che permette di cambiare e di evolversi.
Mai rifiutare un invito, 
mai scartare a priori quello che non conosci, 
mai mancare di cortesia e mai trattenersi più del necessario. 
Tenete la mente bene aperta, fatevi succhiare dall'esperienza vissuta e, 
se fa male, ne è valsa comunque la pena.
Spesso mi capita di svegliarmi e avere delle reminiscenze sui sogni fatti durante la notte (ultimamente però, a causa dell'ansia per gli esami, mi sveglio con la sensazione di non aver nemmeno dormito!); sono immagini confuse e aleatorie, ma non posso pensare che non abbiamo un significato. Ho provato a segnarmeli su un diario, ma l'idea è scemata quando mi sono resa conto che tentare di decifrare questi messaggi non è nelle mie capacità! Non trovo inquietante vedere i sogni come un portale con l'Ombra: i personaggi, gli Antagonisti, le figure che costruiamo e incontriamo nelle nostre immagini oniriche sono, alla fine, immagini di noi stessi con le quali, a livello cosciente, non siamo in contatto.
 Un ringraziamento a ©FrancescaBertirossi per la realizzazione dell'immagine. 

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