Quando ero piccola tenevo un diario. Un diario vero, con il lucchetto e le pagine bianche da riempire di scritte, con l'ingenuità che l'infanzia si porta dentro. Per scrivere usavo la matita, perchè il rumore della grafite sulla carta mi inebriava.
Poi sono cresciuta, e mi sono avvicinata alla fotografia. Ora racconto così la normalità di tutti i giorni, attraverso immagini non sempre tecnicamente "giuste". Ma non presento solo la mia realtà, ne presento una, dieci, mille.

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Il mio progetto

Da qualche tempo sto raccogliendo su una bacheca di Pinterest (un social network, anzi un interest network, dove si condividono immagini e video) una serie di immagini che hanno come filo conduttore la vita quotidiana dei miei followers (termine preso in prestito da Twitter): ho richiesto loro di inserire fotografie scattare nei momenti privati, dalla colazione ad una gita nel fine-settimana, dalle loro stanze di casa ad una serata tra amici. Di diverso da Facebook c'è il concetto che queste persone si riuniscono nella mia bacheca non per un desiderio voyeristico, ma per condividere un interesse in comune, ovvero quello di rendermi partecipe delle loro situazioni più "banali", ma che attraverso la fotografia e il potente mezzo di diffusione qual è Internet, acquistano una loro dignità.

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lunedì 30 giugno 2014

#29 Vintage side of my office

"Vintage side of my office"
"Le mode tornano, tutto torna", diceva sempre mia madre. Ma credo sia un detto riconosciuto a livello universale, uno di quei stereotipi archetipici che accompagnano la nostra civiltà da sempre. Questa fotografia mi rimanda a tutti quegli artisti che hanno lavorato, soprattutto attraverso il medium fotografico, sugli oggetti quotidiani, appropriandosi della nostra familiarità con i segni di tutti i giorni; ci invitano a pensare al modo in cui viviamo e vediamo il nostro ambiente, rendendo "artistico" un qualcosa che stava sotto i nostri occhi ingenui. Tutto ciò sta anche alla base di questo mio progetto, una sorta di rivalutazione dei momenti banali della gente, che non sono mai banali, se tradotti visivamente attraverso un mezzo come la fotografia ai quali riesce a conferire una certa rilevanza solo per il semplice fatto di essere immortalati. Tornare a parlare di queste questioni sulla fotografia, nell'era del digitale, è un po' come tornare al "vintage"; nel campo della moda, si intende una ricerca e un riutilizzo di tessuti di qualità, con finiture raffinate e fantasie ricercate; nel campo musicale la migliore qualità è dovuta alla stagionatura dei legni... in genere, un oggetto/prodotto, per essere definito vintage deve avere alle spalle almeno una storia di vent'anni, e deve comunque garantire funzionalità, caratteristiche, fascino, qualità e talvolta estetica superiori ad oggetti contemporanei in qualche modo ad essi paragonabili.
http://vintagepassions.com/magazine/ 
Su questo sito molto curato e aggiornato, ho trovato questa frase che fa riflettere sulla nostra tendenza a voler tornare continuamente sulle cose passate, come se avessimo delle questioni in sospeso, di massima importanza, da risolvere:
 "Io provo una profonda compassione per la maggior parte dei miei concittadini; essi infatti, poichè leggono i giornali, vivono e muoiono nella convinzione di conoscere qualcosa di ciò che è successo nella loro epoca…” Thomas Jefferson presidente degli USA.
Forse, il nostro voltarci indietro, è solo un modo per restare distanti da un presente che non ci aggrada? Un'autodifesa nei confronti di una realtà dei fatti che ci rende inermi?
 Un ringraziamento a ©FrancescaBertirossi per la realizzazione dell'immagine. 

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